Eternals

La fase 4 del MCU è una fase di eroi minori. Necessariamente, per ragioni che attraversano lo schermo: da un lato la morte degli eroi sul campo di battaglia con Thanos, dall’altra i contratti degli attori ormai scaduti negli uffici Disney. In questo senso, l’avvio di questa nuova era non è così dissimile dall’esordio della Marvel al cinema: una manciata di eroi, per lo più poco noti al grande pubblico, destinati a unirsi per formare un enorme mosaico. Cap e Thor, all’epoca, erano nomi che il grande pubblico aveva sentito nominare qualche volta. Oggi, grosso modo, vale lo stesso discorso per Shang-Chi e gli Eterni, solo che la soglia della nerdizzazione della società si è spostata un paio di anni luce più in là. 

Nell’attesa di riportare in prima linea i grossi calibri, scopo finale del multiverso se volete fidarvi e dare retta a uno che di pagine dei fumetti Marvel ne ha sfogliate a decine di migliaia, in casa Marvel si sta provando a replicare la formula magica iniziale e vedere cosa succede, approfittando per l’occasione per spostare i propri confini un po’ più in là. Dopo l’avvio con Black Widow, pellicola anomala e in produzione per diverso tempo prima di trovare un suo slot, Shang-Chi è servito per imbastire un ponte verso i botteghini orientali, mentre anche la serialità è diventata terreno di conquista, nonché scenario ideale per interrare i primi semi della prossima maxi trama da WandaVision a Loki. Eternals è il primo pezzo grosso di questa nuova fase. 

Eternals

Lo è diventato, forse, suo malgrado. La ragione principale è dietro la camera da presa, quella Chloé Zhao che dall’inizio della lavorazione a oggi è passata dall’essere l’ennesima regista indie arruolata da Marvel al primo premio Oscar a dirigere una pellicola del MCU. L’altro grosso motivo che ha contribuito a ingigantire l’attesa per Eternals è lo star power del cast: Angelina Jolie, Salma Hayek, Richard Madden, Kit Harington, senza contare il corposo cast di comprimari. 

Lo è diventato un pezzo grosso nonostante gli Eterni li conoscano solo i Marvel fan più accaniti: fatta salva una recente e trascurabile ricomparsa, la loro mitologia è legata alla mini-serie del 1976 scritta e disegnata da Jack Kirby, uno dei pochi sprazzi di libertà goduti da King Kirby alla Marvel, sfruttato dal Re per mettere su carta una delle sue saghe più cosmiche e lisergiche. Gli Eterni di Kirby sono un’opera intraducibile, impossibile da portare sul grande schermo. 

Chloe Zhao, che di Eternals è anche co-sceneggiatrice, fa dunque la sola cosa che si possa fare: abbandona l’estetica e l’immaginario di Kirby per affondare il suo film in una visione fantascientifica più attuale, moderna, masticabile da un pubblico con ogni probabilità ignaro del materiale d’origine, e quindi purtroppo anche più scontata e banale. Nel processo, gli Eternals hanno trovato un loro spazio nel MCU, sacrificando però per strada l’eleganza kirbiana che conferiva a loro un aspetto quasi regale e alla loro nemesi, i Devianti, una brutalità preistorica e suggestiva che si è totalmente persa su pellicola, sostituita dalle fattezze di generiche bestie digitali e dentute. 

Eternals

Il compito che ha deciso di accettare la Zhao (e chissà se l’avrebbe fatto col senno di poi, sapendo di quell’Oscar) non è affatto facile, perchè gli Eternals non solo sono personaggi minori, sebbene venerati per la nobiltà delle loro origini, ma sono anche il mito fondativo di un’archeologia cosmica in chiave Marvel che li distanzia dall’approccio urbano finora saggiamente tenuto dal MCU, anche nelle sue divagazioni cosmiche. Ma soprattutto gli Eternals sono eroi messianici, divinità scese sul piano degli umani: il contrario della consueta narrativa Marvel. 

In questo senso, Eternals è il meno Marvel dei film del MCU: difficile non vedere Superman nel volo solenne e nei raggi oculari dell’Ikaris di Richard Madden, o Wonder Woman nell’amazzonica Thena di Angelina Jolie. A tratti sembra di vedere un film del DC Expanded Universe, un film di Snyder per la precisione, e per quanto abbia trovato motivi per apprezzare quel disastro ferroviario della Snyder’s Cut, no, non è un complimento. Zhao, per altro, fatica a gestire la parte eroistica del film, quella dove il cast è infilato in tutine aderenti e finisce per prendersi terribilmente sul serio, sacrificando quell’ironia che altrove riesce ad alleggerire i momenti che a video risultano molto meno credibili che su carta.

Va molto meglio invece quando si scende a terra, e questa volta terra non è solo la classica metropoli occidentale, ma molto più spesso una landa incontaminata, incorniciata in quello sguardo profondo e denso che è già diventato tratto caratteristico di Zhao in appena un paio di film. La regista cinese riesce a portare anche in un cinecomics almeno parte dei temi che hanno contraddistinto finora la sua produzione, soprattutto quelli più legati alla natura, o meglio all’ordine naturale, a cui si aggiungono riflessioni sul ruolo del mito e più in generale una trattazione dell’affettività molto più attenta, tutti motivi che suppongo abbiano portato Chloé Zhao in orbita Marvel. 

Attraverso Zhao, però, continua anche il percorso dei Marvel Studios verso i mercati non occidentali, una spinta che senza fare troppo gli ingenui si traduce in uno slancio di inclusività delle pellicole più recenti e che Zhao amplifica attraverso un cast multietnico in cui i ruoli classici sono stravolti (con una certa dose di prevedibilità, secondo la nostra Elisa, al punto da consentirle di anticipare con efficacia alcune svolte della trama sulla base del casting). È evidente che sotto ci sia del marketing, ma si avverte tutto come molto naturale.

 

Nel complesso, Eternals è un film riuscito solo in parte. Funziona la rilettura in chiave supereroistica della mitologia e della evoluzione umana, mentre la mitologia planetaria Marvel viene introdotta a colpi di spiegoni , abbondanti e frequenti, che finiscono per affossare il ritmo della parte centrale della pellicola e condannano l’intero film a una durata eccessiva. Male anche diverse parti del sontuoso cast, da Angelina a Salma Hayek fino alla ridotta espressività di Richard Madden e Kit Harington, quest’ultimo per ora impiegato col contagocce. 

Dal mio punto di vista, però, e mi rendo conto che sia ostinatamente nerd, il limite più grande del film è la mediocrità dell’immaginario fantastico, che snatura sia lo slancio visionario e lisergico del materiale originale, sia i colori accesi usati da Kirby per dare vita alla sua personale mitologia dei Celestiali, a cui invece si sovrappone il più classico dei filtri da film di supertizi, smorzando la colorazione, portando tutto verso una stile generico e serioso che ad altri autori coinvolti nella costruzione del MCU (su tutti,  Taika Waititi e James Gunn) era riuscito di evitare. 



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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